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Perché Gesù mi chiede di rinnegare me stesso?
Mi è arrivata questa domanda da Daniela che mi spiega che sto facendo un corso per Consulenti Familiari e che sta trovando difficoltà a conciliare l'argomento del "sé" con gli insegnamenti cristiani avuti. 
Partiamo da una constatazione superficiale. Sembra che la religione cristiana sia una religione “antiumana”. Parla di croce, parla di rinuncia a sé, di morire a se stessi. 
Eppure i convertiti, i cristiani veri e i santi testimoniano che la fede cristiana ha permesso a loro di raggiungere una statura umana più alta. 
I cristiani che vivono secondo il vangelo possono fare proprie le parole del concilio vaticano II, parole molto care al grande Giovanni Paolo II: «Chiunque segue Cristo, l'uomo perfetto, diventa anch'egli più uomo».


Cristo è l’uomo perfetto e ci aiuta a raggiungere la pienezza della nostra umanità.
Come intendere allora l'espressione di Gesù "rinnegare se stesso"? 
Se guardiamo dentro noi stessi notiamo una diversità di impulsi e di desideri che non sono sempre concordi e convergenti. Anzi, tante volte ci sentiamo contraddizioni viventi. Vogliamo qualcosa, ma facciamo un’altra. Desideriamo realizzare qualcosa poi finiamo per fare tutt’altro.
Vogliamo essere più gentili, più aperti, più amichevoli e ci ritroviamo più scorbutici, più gretti e più aggressivi. 
Rinnegare noi stessi è rinunciare a quella parte di noi che non ci realizza, ma ci ostacola. Che non fa fiorire il nostro io, ma ci fa implodere nel nostro egoismo. 
Se non rinunciamo alla chiusura in noi stessi, nelle nostre paure, nella nostra autoreferenzialità, rimaniamo prigionieri di un piccolo io egocentrico. Solo se eleviamo lo sguardo, guardiamo oltre, guardiamo agli altri, i nostri orizzonti fioriscono.
Anche nella vita di coppia, se ognuno tira l’acqua al proprio mulino, la coppia non si costruisce. È nel venirsi incontro che si vive la gioia dell’amore, la gioia di donarsi e di accogliere l’altro. Se ognuno è arroccato nel proprio ego, si costruiscono fortezze da guerra, non una casa d’amore. 
L’esempio eloquente che Gesù dona è quello del seme. Il seme – dice Gesù – se non muore, resta solo. Morire, però, per il seme non è autodistruggersi, ma è smettere di struggersi nelle proprie sicurezze e mettersi in gioco per dar vita al meglio di sé. 
Ti auguro nel Signore, il meglio di te, il meglio dell’amore, il meglio di lui – Gesù – che si dona a te!


Robert Cheaib
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