Qual è la
caratteristica religiosa più saliente dell’epoca moderna e postmoderna? La
risposta secondo Michael Böhnke è la seguente: la lontananza di Dio e l’oblio
dello Spirito. L’a. del volume Lo Spirito Santo nell’agire umano. Per una pneumatologia pratica spiega la sua lettura aggiungendo che «queste epoche
sono connotate da una rassegnata limitazione dell’azione dello Spirito nell’esperienza
interiore, carismatica e spirituale». In altre parole, Böhnke non nega che sia
dato uno spazio allo Spirito nella vita dell’uomo, ma – continua la sua analisi
– tale spazio è circoscritto nei margini dell’interiorità.
Dinanzi a questa
sfida, l’a. propone di rimediare reintroducendo lo Spirito nell’agire concreto
e nella vita comunitaria e sociale. Con le prime battute del suo volume,
infatti, egli riassume l’intento del libro con queste chiare e succinte parole:
«Spirito nell’agire – azione nello Spirito: di ciò di parla in questo libro»,
ovvero la presentazione di un’ermeneutica pneumatologica della realtà dell’azione
dell’essere umano.
In modo più
dettagliato, possiamo dire che l’intento della densa opera, che dialoga con un
numero non esiguo di autori, è quello di considerare il compito della
pneumatologia partendo dal pensiero della determinatezza da parte dello Spirito
dell’agire umano rivalutando questa stessa opera. Specularmente, l’opera
constata come ogni agire fecondo sia necessariamente determinato dallo Spirito
in modo che si possa legittimamente dire che lo Spirito di Dio può essere
identificato nella realtà dell’agire umano.
L’a. denuncia all’inizio
della sua opera l’eclissi e l’oblio dell’opera dello Spirito vedendo in questa
uno dei motivi dell’eclissi di Dio ed avanza in questo contesto la seguente
tesi: «Si può constatare l’assenza di Dio soltanto con una pneumatologia
pratica. Si esige troppo dalla cristologia se essa deve preoccuparsi della
presenza di Dio, poiché anche la presenza di Gesù Cristo come Signore
glorificato è accessibile solamente nello Spirito».
Non si può
sostituire l’opera di Gesù a quella dello Spirito, né tantomeno contrapporla
perché, come evidenzia Otto Dilschneider «è il continuum dello Spirito
che collega il Gesù cronistorico e il Cristo kerygmatico nella testimonianza
del Kerygmatico e li unisce a tal punto che nel Kerygmatico si manifesta lo
stesso Cristo». Detto più semplicemente, è lo Spirito che attualizza l’opera di
Cristo.
L’attualizzazione
dell’opera di Cristo nello Spirito è una prassi che, secondo l’a., avviene
fondamentalmente in quattro atti specifici: l’epiclesi, la parrhesía, la
dossologia e la messa in scena dell’essere toccati.
L’epiclesi è l’invocazione
che fa spazio nella preghiera all’opera dello Spirito.
La parrhesia è il
parlare con franchezza che tematizza la libertà dello Spirito ricevuto e
reclama l’automanifestazione dello Spirito come verità tra noi.
La dossologia è l’esultanza
nello Spirito ed è l’espressione soggettiva e anche ecclesiale di essere pieno
dello Spirito.
L’essere toccati
e trasformati dallo Spirito è il modo tangibile che attesta l’aver fatto
esperienza dello Spirito e che permette di essere toccanti e capaci di rendere
una testimonianza convincente.
Robert Cheaib
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