Hai presente quando pensi di non
riuscire a farcela al passo successivo? Gli ultimi metri sono sempre così, i
più faticosi, eppure sono quelli più vicini alla meta. Sembra assurdo ma non di
rado battiamo in ritirata proprio prima di compiere quegli ultimi passi. Quando
il buio fitto della foresta inizia a farsi attraversare dai raggi di luce,
quando sentiamo il cinguettio degli uccelli sempre più vicino, quando le gambe
fanno sempre più male e il respiro diventa affannoso, chiudendo ognuno in un
proprio piccolo mondo, attraversato da mille pensieri, immagini, ricordi e
silenzi che ci raccontano tutta un’altra storia, è lì che dobbiamo mettercela
tutta, perché stiamo arrivando in cima. E che sete! Una sete che pensi di non
aver mai provato fino a quel momento tanto da rivelarti in un attimo il senso
dell’esistenza dell’acqua.
“„É vero che tutti abbiamo sete di felicità (che in
fondo è sete di Dio), ma in così pochi arriviamo a questa felicità. Forse
perché sbagliamo il versante del monte”. (Chiara Amirante)
Tu hai sete?
Voi avete sete? Quanto la desiderate quest’acqua? Da che parte del monte sei?
Da quale parte del monte siamo? È nel momento della fatica che scopriamo di
essere scalatori, ritroviamo in noi una forza che non pensavamo di avere e
vengono alla luce tutte le nostre fragilità, quelle che nascondiamo anche a noi
stessi. Solo se abbiamo sete cerchiamo l’acqua e sempre solo se abbiamo tanta
sete usciamo in pieno giorno, sotto un caldo torrido, per riempire l’acqua,
proprio come la Samaritana. Ed è in quella sete e in quel desiderio e insieme
necessità di andare a riempire l’acqua che troviamo Lui, ciò che davvero ci
sazia. L’acqua viva che disseta non solo ora e qui, ma lo fa per sempre.
E perché questo
avviene soprattutto dopo le salite? Sono i momenti nei quali ci mettiamo alla
prova, sperimentiamo noi stessi, “sperimen-ti-amo” il nostro amore e tale
fatica cerca, come una calamita, ciò che le da riposo e certezza. Abbiamo
guadagnato la cima. I nostri sguardi soddisfatti, stanchi ma pieni di una luce
nuova e guardando in basso ancora non possiamo credere di avercela fatta, ciò
che sembrava impossibile è certezza e realtà.
Non è
questo, in fondo, il Grande Mistero? Dove noi creature vediamo il limite, il
finito, è proprio lì che Dio sfonda le quinte e ci mostra l’eternità.
La sete si
fa sentire, in lontananza un piccolo ruscello dal quale siamo intimamente
attirati. Fermi lì ci guardiamo attraverso l’acqua, come in uno specchio, a
contemplare la nostra bellezza e quella del nostro amore. Cosa è stato capace
di fare il nostro amore? Cosa è in grado di compiere il nostro amore?
Tantissimo, molto più di quello che nemmeno lontanamente possiamo immaginare.
Il nostro
riflesso è il contrario di quello di Narciso che sta lì sulla sponda incantato
nel vedere se stesso. No, il nostro riflesso guarda più in alto e vede il Cielo
e se ne innamora! Essere innamorati del Cielo non vuole dire vivere per aria e
nemmeno sminuire la realtà quotidiana, ma fare della Legge d’Amore del quale il
Cielo è la patria, la propria regola di vita.
“Se non conoscete nel profondo del cuore che Gesù ha
sete di voi, non potete cominciare a conoscere ciò che egli vuole essere per
voi, e ciò che egli vuole voi siate per lui”. (Madre Teresa di Calcutta)
Ecco, proprio
ora, quando siamo quasi giunti al termine delle nostre passeggiate, chiediamoci
questo, sia come singoli che come coppie: cosa vuole Gesù che io sia per Lui?
Cosa vuole che siamo noi per Lui?
Per scaricare
la settima passeggiata, clicca qui
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