Ancora addosso la brezza del
mare, un po’ di sabbia sui piedi della scorsa passeggiata. Quelle domande un
po’ scomode circa le piccole onde e gli scogli riecheggiano dentro di noi, ma è
ora di continuare, di iniziare quel sentiero che comincia proprio dietro
l’ultima duna di sabbia. Camminare tanto nella sabbia è davvero faticoso: si
sprofonda, ti sembra di aver fatto chilometri ed invece se ti volti indietro il
posto del tuo ombrellone e del tuo asciugamano è proprio lì a due passi. Quante
volte la nostra vita assomiglia ad una corsa nella sabbia? Ogni passo ci sembra
sempre più pesante, avanziamo con fatica e con il fiatone, avvertiamo che il
tempo sta passando ma abbiamo percorso solo pochi metri. Se corri nella sabbia il
rischio che tu possa cadere è davvero alto, se i passi sono corti e ravvicinati
è certamente meno dura. Forse potrà sembrarti un paradosso, ma fermati un
attimo e pensaci: se sei in una situazione difficile il desiderio è quello di
scappare a gambe levate, ma se scappi rischi di cadere di nuovo, se invece
procedi a piccoli passi l’equilibrio si farà tuo compagno di viaggio e quella
difficoltà la seminerai più facilmente senza temere che ti abbia inseguito!
Eccoci all’imbocco del sentiero,
dopo un po’ di vegetazione marina davanti a noi una stradina di pietrisco che
si snoda nella pianura. Non c’è il rischio di perdersi, ai bordi degli
splendidi muretti a secco che, come due passamano lungo le scale, guidano il
passo e il cammino. Un attimo, ma sappiamo dove stiamo andando?
Un giorno Alice arrivò ad un bivio sulla strada e vide lo Stregatto
sull'albero.
«Che strada devo prendere?» chiese.
La risposta fu una domanda:
«Dove vuoi andare?»
«Non lo so» rispose Alice.
«Allora, - disse lo Stregatto - non ha importanza».
«Che strada devo prendere?» chiese.
La risposta fu una domanda:
«Dove vuoi andare?»
«Non lo so» rispose Alice.
«Allora, - disse lo Stregatto - non ha importanza».
(Lewis Carrol – Alice nel Paese delle
Meraviglie)
Perdonami se
ho utilizzato un estratto di una storia per bambini, ma è illuminante e allo
stesso tempo spiazzante la risposta dello Stregatto alla domanda di Alice.
Quando non sai dove andare non importa quale strada devi prendere, se invece
hai una meta, un obiettivo ed una direzione, allora la strada è fondamentale. E
se aggiungi la condivisione della strada con il partner e la divergenza di
vedute e di prospettive, sapere insieme dove si vuole andare è imprescindibile per
la durata e la salute del rapporto e del percorso.
Ad attirare
l’attenzione quei muretti a secco, costruiti pietra su pietra, resistenti al
tempo, quasi da invidiare per la bellezza e la forza con cui invecchiano, ma a
guardarli bene hanno dei piccoli cedimenti qua e là. Fermati! Fermatevi! È
tempo di porsi qualche domanda. Ci sono muri nella mia vita? Ci sono muri nella
nostra vita? Chi li ha costruiti? Sono resistenti? E perché sono stati
costruiti? Per delimitare “la mia proprietà privata”? Per trattenere il mio
terreno? Sono stati edificati giorno dopo giorno o sono comparsi come colate di
cemento?
Certo, non è
facile dare delle risposte, ma dobbiamo provarci, perché il nostro amore non
merita muri ma ponti.
“Una persona
che pensa solo a costruire muri, ovunque si trovino, e non a costruire ponti,
non è cristiano”. (Papa Francesco)
Il muro può essere guida e riparo
solo se edificato insieme, solo se si tratta di un muro ideale, di un muro
trasparente che fa entrare luce, mostra e non esclude. Di un muro che sa
trasformarsi, sa diventare passaggio, sa diventare e sa far pace.
“Si',
la pace prima che traguardo, e' cammino.
E, per giunta, cammino in salita.
Vuol dire allora che ha le sue tabelle di marcia e i suoi ritmi, i suoi percorsi preferenziali ed i suoi tempi tecnici, i suoi rallentamenti e le sue accelerazioni.
Forse anche le sue soste.
Se e' così, occorrono attese pazienti.
E sarà beato, perche' operatore di pace,
non chi pretende di trovarsi all'arrivo senza essere mai partito, ma chi parte.
Col miraggio di una sosta sempre gioiosamente intravista, anche se mai - su questa terra s'intende - pienamente raggiunta”.
E, per giunta, cammino in salita.
Vuol dire allora che ha le sue tabelle di marcia e i suoi ritmi, i suoi percorsi preferenziali ed i suoi tempi tecnici, i suoi rallentamenti e le sue accelerazioni.
Forse anche le sue soste.
Se e' così, occorrono attese pazienti.
E sarà beato, perche' operatore di pace,
non chi pretende di trovarsi all'arrivo senza essere mai partito, ma chi parte.
Col miraggio di una sosta sempre gioiosamente intravista, anche se mai - su questa terra s'intende - pienamente raggiunta”.
(Da
"La pace come cammino" di Don Tonino Bello)
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