«Date loro voi stessi da mangiare». Una volta un'amica insegnante di religione, basandosi sulla traduzione appena citata, ha interpretato il testo come un invito rivolto da Gesù ai discepoli a dare se stessi come cibo. A onor del vero, il testo originale non permette nella sua composizione questa interpretazione e nemmeno l'attuale traduzione italiana. Eppure, al di là del testo letterale, ciò che aveva intuito la mia amica non era così lontano dall'essenza del testo. Amare è prendersi cura, è nutrire l'altro con la propria attenzione, la propria cura e la propria presenza. È, in una parola, farsi cibo. Gesù, poi, questo farsi cibo non l'ha fatto in maniera figurativa, ma in maniera reale. E questo pane spezzato, che è Gesù stesso, è dato a ognuno di noi. Quanto è folle rinunciare a nutrirsi di questo pane d'amore ogni volta che ce n'è data l'occasione!
#pregolaParola
(Mt 14,13-21)

Avendo udito questo, Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati. Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.
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