Credere non è sviscerare il mistero, ma è credere che il “Mistero” ha viscere di tenerezza che si commuovono per la nostra povertà. La donna siro-fenicia ci mostra che la fede è reale quando diventa fiducia e che la fiducia in Dio ha come primo tratto l'umiltà. Non ha pretese, ma ha la genialità dell'umiltà e l'audacia di chi sa che non ha nulla, e quindi non ha nemmeno nulla da perdere. Possiamo supporre che ad aiutarla a credere nelle viscere di misericordia di Cristo abbia molto contribuito il fatto che anche lei avesse viscere commosse per la figlia. Ecco, un terzo elemento importante nella fede: credere è anche imitare Dio. Ce lo dice Paolo: «Rivestite i di viscere di misericordia, come eletti di Dio».
#pregolaParola

(Mt 15,21-28)
Partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d'Israele». Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore - disse la donna -, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell'istante sua figlia fu guarita.
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