Oltre a essere
stato uno dei grandi Padri della teologia trinitaria e della teologia dello
Spirito Santo, assieme agli altri due cappadoci Gregorio di Nazianzo e Gregorio
di Nissa, Basilio di Cesarea è stato un grande maestro di vita monastica
(ricordiamo la sua regola) e di prassi morale. I suoi scritti si
contraddistinguono per il coraggio dell’esortazione, la bellezza dello stile e
la profondità delle intuizioni.
Il volume Omelie diverse pubblicato recentemente da Città Nuova regala una raccolta di
omelie su temi particolarmente interessanti. L’interesse si può già cogliere
dai temi considerati. Troviamo omelie di carattere ascetico, come quelle sul
digiuno, contro coloro che cedono all’ira, contro coloro che sono
dediti al vino. Troviamo anche omelie di carattere apologetico-dogmatico
come l’omelia Non è Dio l’autore dei mali e le omelie contro
sabelliani, ariani e anomei. Ma troviamo anche commenti dettagliati su
alcuni versetti della Bibbia come l’omelia Sul principio dei Proverbi o
sul verso di apertura del vangelo di Giovanni In principio era il Verbo,
dove converge la riflessione teologica, esegetica, spirituale e pratica.
In questo invito
alla lettura, propongo alcuni estratti:
Parlando del digiuno
scrive: «Vi dico che coloro che si occupano di attività militari e che si
affaticano nelle palestre, è opportuno che si mettano in carne con cibo
abbondante, al fine di poter affrontare le fatiche con maggiore robustezza.
Quanto, invece, a quelli dai quali la battaglia non è combattuta contro il
sangue e la carne, ma contro i principati, le potestà , i dominatori di questo
mondo di tenebre e contro gli spiriti della malvagità , questi necessitano
di fare esercizio in vista della competizione per mezzo della moderazione e del
digiuno. Giacché l’olio ingrassa l’atleta, mentre il digiuno rende vigoroso
colui che si esercita nella pietà ».
Commentando l’espressione
«Bada a te stesso», scrive: «Bada a te stesso (cf. Dt 15,9) significa, allora, che
devi osservare te stesso in ogni punto. Tieni l’occhio dell’anima sempre desto
per custodire te stesso. Cammini in mezzo ai lacci. Ovunque ci sono lacci
nascosti, tesi dall’avversario. Osserva, dunque, tutto intorno, per salvarti
come un’antilope dai lacci, e come un uccello da una trappola
[…] Bada a te
stesso significa non badare alle tue cose, a quelle di chi ti sta attorno, ma
soltanto a te stesso. Una cosa, infatti, siamo noi, altro sono le nostre cose,
altro ancora quelle di coloro che ci stanno attorno.
[…] Bada, dunque,
a te stesso, perché tu possa badare anche a Dio».
Sul detto del vangelo di Luca «Demolirò i
miei magazzini e ne costruirò di più grandi» scrive: «Sarà chiamato rapinatore
colui che denuda chi è vestito e non veste chi è nudo, pur avendo le
possibilità di farlo. È degno di qualche altro appellativo? Il pane che tieni
ben stretto è di chi ha fame; il vestito che preservi nei mobili è di chi è
nudo; i calzari che imputridiscono presso di te sono di chi è scalzo; il denaro
che possiedi e hai messo sotto terra è di chi ne è privo. E così, coloro ai
quali hai avuto la possibilità di donare, li tratti tutti quanti
ingiustamente».
Robert Cheaib
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