«Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l'avete impedito». Quando ascolto queste parole, mi sento chiamato in causa in prima persona. E dovrebbero sentirsi chiamati in causa con me gli insegnanti di religione, i catechisti, i teologi, ecc. La conoscenza è un grande dono. L'uomo non può amare ciò che ignora totalmente. Il problema, quindi, non è il sapere religioso e teologico, ma è il fare della propria conoscenza religiosa uno strumento per attirare i riflettori a sé e non a Dio; il problema è la ricerca dei cavilli per fare il proprio comodo invece di cercare con cuore sincero la volontà e il volto del Signore. Il Signore ci chiama a conoscerlo e a riconoscerlo e per arrivare al riconoscimento bisogna essere disposti a deporre i propri interessi e gli occhiali delle proprie corte vedute, per abbracciare lo sguardo di Dio.
#pregolaParola
(Lc 11,47-54)
Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite. Per questo la sapienza di Dio ha detto: «Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno», perché a questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall'inizio del mondo: dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria, che fu ucciso tra l'altare e il santuario. Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione. Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l'avete impedito». Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.

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