Innocenzo Gargano è un monaco camaldolese noto per il suo ministero come iniziatore alla lettura spirituale della Sacra Scrittura. A proposito della Scrittura, se non si giunge alla lettura spirituale si rimane – per usare un’analogia patristica – alla scorza dura del testo sacro. È solo entrando nel testo spirituale e abbeverandosi allo Spirito che sgorga dalla parola sacra che si gusta veramente la potenza ispirata e ispirante della Bibbia.
Il volume Iniziazione alla “lectio divina costituisce, come suggerisce il titolo, uno snello ma profondo compagno di viaggio tra le pieghe della Bibbia alla ricerca del senso spirituale. Il senso spirituale della Bibbia per un cristiano ha un volto: Gesù. Sant’Agostino insegnava che nella Bibbia o è Gesù che parla o di Gesù che si parla o è a Gesù che si parla. Non si tratta solo della persona di Gesù, ma del Christus totus, del Cristo totale composto di Cristo capo e delle sue membra, i cristiani.


Gargano sottolinea che «la Scrittura ispirata è stata data da Dio per noi uomini e per la nostra salvezza. Da qui la convinzione che non si possa dire di ave colto il vero significato di un testo biblico finché esso non abbia mostrato i suoi frutti sia nella storia personale del lettore, sia nella storia della Chiesa e dell’umanità». Tanti però faticano ad andare oltre la dura scorza della Bibbia, per questo, in questa presentazione propongo alcune delle intuizioni propedeutiche per accostarsi alla pagina sacra con profitto e frutto.
La fede
Il primo elemento è la fede. Si tratta della fede che la parola biblica è diversa da qualsiasi scritto di spiritualità e di religione, per quanto quest’ultimo possa essere bello e profondo. Credere che la Bibbia è ispirata è credere che «lo Spirito Santo è contenuto dentro le Scritture». Per analogia possiamo guardare alla Scrittura come guardiamo all’Eucaristia. E come sotto i veli del pane e del vino riconosciamo la presenza reale di Cristo, così sotto il velo delle parole della Scrittura riconosciamo la presenza operante dello Spirito Santo.
L’unità dei due testamenti nel mistero pasquale di Cristo
Non c’è niente di peggio di un cristiano che esclama screditando la pagina sacra: «Eh, ma questo è Antico Testamento». Lo stesso Spirito che ha ispirato il Nuovo ha ispirato l’Antico. E sebbene ci sia una evidente progressività tra i due testamenti, non c’è una interruzione. L’unità tra i due testamenti significa che «Ã¨ lo stesso Spirito a rivelarsi attraverso i fatti, i personaggi e le parole dell’uno e dell’altro».
La comunione con la Chiesa
Gli antichi insegnano che «Ã¨ la Chiesa che possiede e legge il libro delle Scritture» (Ecclesia tenet et legit librum Scripturarum). Ciò implica un fatto importante: la Bibbia non è data per l’individuo isolato e separato. È il libro della comunità. È un libro che parla nella comunità, alla comunità e attraverso la comunità.  La Scrittura è «un tesoro nascosto nel campo della Chiesa. Quando si è percepita l’importanza e la preziosità di questo tesoro, si ha il coraggio di vendere tutto per acquistare il campo. Vendere tutto per far parte di questa Chiesa che è il campo in cui è sotterrato il mio tesoro».
Conversione continua
Gargano sottolinea che la comprensione della Scrittura non è un fatto astratto e razionale, ma è un gesto che coinvolge la trasformazione morale del lettore. Egli afferma che «Ã¨ impossibile capire il libro delle Scritture all’uomo che non sia disposto a rinunciare alla propria ottica, alla propria pretesa di autosufficienza, alla propria ricchezza».
Il dono dello Spirito Santo invocato nella preghiera concorde
Infine, Gargano sottolinea l’importanza dell’umile obbedienza e accoglienza dello Spirito Santo per entrare nell’intimità della Scrittura. Lo Spirito che ha ispirato la Scrittura è lo stesso che la apre al lettore. «Senza il dono dello Spirito Santo il libro della Bibbia resta chiuso dinanzi a noi. Né tecnica né ascesi in se stesse ce lo rivelano: il senso profondo delle Scritture sante è un segreto che soltanto lo Spirito conosce e che egli rivela a chi vuole, come, dove e quando vuole».






Robert Cheaib
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