Almeno per un istante vorrei identificarmi con gli invitati che rifiutano l'invito. Siamo sinceri: quante volte riceviamo la notizia di essere invitati a una festa di nozze con la stessa angoscia con la quale riceviamo una multa? E quante volte ringraziamo il Cielo per avere una scusante valida per quella data?
Cosa cambia allora con questa festa di nozze di cui ci parla il vangelo? Cambia un dettaglio importante che la trama della parabola non fa trapelare, ma la comprensione generale del mistero della salvezza sì. Cambia il fatto che, in questa festa di nozze, noi non siamo meri invitati, ma siamo la Sposa. Dio ci chiama alla comunione piena con Lui. Questa comunione è l'unica vera pienezza che colma il cuore umano. Rifiutare questa festa di nozze è rifiutare la propria pienezza, abortire la propria gioia.
#pregolaParola
(Lc 14,15-24)
Uno dei commensali, avendo udito questo, gli disse: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!». Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: «Venite, è pronto». Ma tutti, uno dopo l'altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: «Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi». Un altro disse: «Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi». Un altro disse: «Mi sono appena sposato e perciò non posso venire». Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: «Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi». Il servo disse: «Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c'è ancora posto». Il padrone allora disse al servo: «Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena»».
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