C'è un tratto particolare della fede cristiana che la rende allo stesso tempo fedele all'eterno e fedele alla storia, che la rende libera verso i luoghi, ma affezionata ad essi. È vero che Dio si può adorare dappertutto, ma è altrettanto vero che se non ci sono luoghi precisi custoditi per il culto, e dove si esercita effettivamente il culto nello spirito e nel corpo, si finisce per adorare da nessuna parte. La pratica della fede ha bisogno di tempi, luoghi e riti, perché l'essere umano ha bisogno di queste cose. Per questo si capisce come mai Gesù, che convinto che bisogna «adorare Dio on spirito e verità», comunque non trascura la sacralità del luogo consacrato all'adorazione. Perché il vero spirituale passa per la carne, anche la pietà si poggia sulla pietra.
#pregolaParola (Gv 2,13-22)
Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà. Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
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