Pretendiamo sempre che siano gli altri
a darci qualcosa, vogliamo sempre “prendere” ciò che ci fa stare bene da ogni
situazione che si presenta, desideriamo cogliere “il meglio”. Ma quante volte ci
domandiamo onestamente cosa gli altri si aspettano da noi? Cosa Dio si aspetta da me, da te, da noi? E
quante volte ci interroghiamo su cosa annuncia la nostra vita? In un mondo
fatto di parole che viaggiano velocissime, di immagini ritoccate, di sentimenti
ed emozioni filtrati spesso da schermi luminosi e sintetizzate in standard
emoticon, siamo chiamati ad annunciare con autenticità, con freschezza e con
umiltà. È un grave errore pensare che si annuncia solo con le parole, che
esistono momenti per annunciare e momenti di vuoto. No, non sono queste le
regole del gioco. La partita è sempre aperta, anche quando ti sembra di essere
in panchina o fuori dalla linea di gioco. È la nostra stessa vita che annuncia,
il nostro modo di vivere nella quotidianità, di condividere con gli altri anche
i momenti che ci sembrano più insignificanti, come l’inizio di uno spettacolo o
l’arrivo dell’autobus, il modo in cui siamo “casa” per gli altri, accogliendoli
con il cuore nella nostra vita e non come semplici ospiti.
Buona passeggiata e
tantissimi auguri di Buon Natale!
QUARTA
PASSEGGIATA DI AVVENTO
Nel
nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo
Amen
Signore,
in
questo Avvento ho cercato di camminare verso me,
verso
quella parte più nascosta,
forse
più scomoda,
ma
dalla quale tutto può rifiorire,
proprio
come l’odore forte della paglia bagnata
che,
una volta asciutta,
può
essere culla per Te, piccolo Bambino.
Non
è semplice imparare a conoscersi,
a
perdonarsi,
ad
andare oltre la contingenza,
ma
grazie al Tuo Amore
tutto
questo è possibile.
Così
come in ogni giorno della tua vita
hai
annunciato, vissuto e dimostrato
l’esistenza
del Padre Buono,
anche
io voglio che la mia vita diventi annuncio,
che
mi trasformi
e
che possa essere acqua abbondante per gli altri.
Amen
LEGGO
E RIFLETTO
Rm 1, 1-7
Paolo,
servo di Cristo Gesù, apostolo per chiamata, scelto per annunciare il vangelo
di Dio - che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre
Scritture e che riguarda il Figlio suo, nato dal seme di Davide secondo la
carne, costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santità, in
virtù della risurrezione dei morti, Gesù Cristo nostro Signore; per mezzo di
lui abbiamo ricevuto la grazia di essere apostoli, per suscitare l'obbedienza
della fede in tutte le genti, a gloria del suo nome, e tra queste siete anche
voi, chiamati da Gesù Cristo –, a tutti quelli che sono a Roma, amati da Dio e
santi per chiamata, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore
Gesù Cristo!
MI
INTERROGO
-
Ho compreso la mia
chiamata?
-
Qual è stato un
momento nel quale mi è stata più chiara qual è la mia chiamata?
-
Cosa annuncio con
le parole?
-
Cosa annuncio con
la mia vita?
-
C’è una
corrispondenza tra quello che penso, quello che dico e quello che faccio?
-
In cosa posso e
devo migliorare nel mio annunciare?
-
In cosa sbaglio
completamente?
CI
INTERROGHIAMO
(Anche
questa volta un momento di condivisione della coppia)
-
Quale ruolo ha
avuto il nostro matrimonio per la chiamata di ciascuno?
-
Cosa annunciamo
agli altri come coniugi?
-
Cosa annuncia il
nostro matrimonio?
-
La nostra famiglia
beneficia del nostro annuncio?
-
C’è corrispondenza
tra ciò che diciamo e ciò che siamo?
-
Su quale aspetto
dobbiamo lavorare come coppia per annunciare agli altri?
DALLE
PAROLE AI FATTI
Ancora una volta non ci dobbiamo fermare
solo a dire, ipotizzare e proporre, ma dobbiamo mettere in pratica, dobbiamo
passare all’azione di gioco. Che tu sia solo o in coppia, queste due settimane
di festa saranno il giusto momento per iniziare. Organizza o organizzate un
momento conviviale a casa con qualcuno che in qualsiasi modo e per qualunque
motivo sta attraversando un momento più duro degli altri. Condividere del
tempo, sentirsi considerati, invitati è già un bellissimo regalo. Cominciamo ad
annunciare diventando accoglienti, ascoltando e non giudicando. La nostra casa diventerà
così come la grotta che accolse Maria e Giuseppe e il piccolo Gesù.
Sarebbe bellissimo, all’inizio o al
termine di questo momento conviviale, pregare insieme questa semplice preghiera
di don Tonino Bello.
Servi
inutili a tempo pieno
"Anche tu per evangelizzare il
mondo": il Signore ce l'ha anche con te. La sua mano tesa ti ha
individuato nella folla.
E' inutile che tu finga di non sentire, o ti nasconda per non farti vedere. Quell'indice ti raggiunge e ti inchioda a responsabilità precise che non puoi scaricare su nessuno.
"Anche tu". Perché il mondo è la vigna del Signore, dove egli ci manda tutti a lavorare.
A qualsiasi ora del giorno.
Non preoccuparti: non ti si chiede nulla di straordinario. Neppure il tuo denaro: forse non ne hai.
E quand'anche ne avessi, e lo donassi tutto, non avresti ancora obbedito all'intimo comando del Signore.
Si chiede da te soltanto che, ovunque tu vada, in qualsiasi angolo tu consumi l'esistenza, possa diffondere attorno a te il buon profumo di Cristo. Che ti lasci scavare l'anima dalle lacrime della gente.
Che ti impegni a vivere la vita come un dono e non come un peso.
Che ti decida, finalmente, a camminare sulle vie del Vangelo, missionario di giustizia e di pace. Esprimi in mezzo alla gente una presenza gioiosa, audace, intelligente e propositiva. Ricordati che l'assiduità liturgica nel tempio non ti riscatterà dalla latitanza missionaria sulla strada. Ma fermati anche 'a fare il pieno' perché in un'eccessiva frenesia pastorale c'è la convinzione che Dio non possa fare a meno di noi ... ".
"… Se vi dicono che afferrate le nuvole, che battete l'aria, che non siete pratici, prendetelo come un complimento. Non fate riduzioni sui sogni. Non praticate sconti sull'utopia. Se dentro vi canta un grande amore per Gesù Cristo e vi date da fare per vivere il Vangelo, la gente si chiederà: " Ma cosa si cela negli occhi così pieni di stupore di costoro?"
E' inutile che tu finga di non sentire, o ti nasconda per non farti vedere. Quell'indice ti raggiunge e ti inchioda a responsabilità precise che non puoi scaricare su nessuno.
"Anche tu". Perché il mondo è la vigna del Signore, dove egli ci manda tutti a lavorare.
A qualsiasi ora del giorno.
Non preoccuparti: non ti si chiede nulla di straordinario. Neppure il tuo denaro: forse non ne hai.
E quand'anche ne avessi, e lo donassi tutto, non avresti ancora obbedito all'intimo comando del Signore.
Si chiede da te soltanto che, ovunque tu vada, in qualsiasi angolo tu consumi l'esistenza, possa diffondere attorno a te il buon profumo di Cristo. Che ti lasci scavare l'anima dalle lacrime della gente.
Che ti impegni a vivere la vita come un dono e non come un peso.
Che ti decida, finalmente, a camminare sulle vie del Vangelo, missionario di giustizia e di pace. Esprimi in mezzo alla gente una presenza gioiosa, audace, intelligente e propositiva. Ricordati che l'assiduità liturgica nel tempio non ti riscatterà dalla latitanza missionaria sulla strada. Ma fermati anche 'a fare il pieno' perché in un'eccessiva frenesia pastorale c'è la convinzione che Dio non possa fare a meno di noi ... ".
"… Se vi dicono che afferrate le nuvole, che battete l'aria, che non siete pratici, prendetelo come un complimento. Non fate riduzioni sui sogni. Non praticate sconti sull'utopia. Se dentro vi canta un grande amore per Gesù Cristo e vi date da fare per vivere il Vangelo, la gente si chiederà: " Ma cosa si cela negli occhi così pieni di stupore di costoro?"
Maria Marzolla
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