Siamo arrivati all'ultimo giorno della novena. Questo giorno ci soffermiamo a riflettere un po' sul mistero dell'incarnazione. In esso, il Figlio diventa visibilità ai nostri sensi facendoci vedere il Padre. Lasciamoci guidare nella contemplazione da san John Henry Newman.
Colgo l'occasione per ringraziare chi ha voluto fare questo cammino di preparazione al Natale insieme. Vi auguro di aver fatto un po' di spazio al Signore nella vostra vita.
Quest'ultima meditazione è tratta da quella chie mi piace chiamare la via di Cristo di Newman.
Per pensare
Nel sermone Christian
sympathy (La simpatia cristiana), Newman contempla il disegno della
salvezza di Dio che volle elevare l’essere umano verso di Lui. L’essere umano
ha fallito in Adamo, non riuscì a elevarsi fino a Dio, allora Dio scese verso
l’uomo in Cristo. Discendendo, Cristo che era Dio assunse tutto dell’uomo: i
pensieri, gli affetti, le infermità, perché, «grazie alla sua natura divina,
potesse elevare questi pensieri e affetti, e distruggere quelle infermità, in
modo che, Dio diventando uomo, gli uomini, attraverso la fraternità con Lui,
potesse alla fine diventare dei». È chiarissimo in questo ragionamento il
pensiero patristico, in modo particolare quello di sant’Atanasio, l’amato suo
Padre della Chiesa, che disse: «Dio divenne uomo, affinché l’uomo diventasse
Dio».
Nel volto di
Cristo noi vediamo il volto invisibile del Padre. Newman echeggia
indirettamente l’insegnamento di sant’Ireneo di Lione che afferma: «Visibile
Patris Filius». Il Figlio è ciò che è visibile di Dio Padre. Così,
l’onnipotenza di Dio, ha un volto e ha delle caratteristiche precise: è il
volto di Gesù Cristo, il Dio compassionevole e che simpatizza con l’essere
umano. È quel Dio che «ha il potere incomprensibile di farsi debole. Dobbiamo
conoscerlo con i suoi nomi, Emmanuele e Gesù, per conoscerlo in modo perfetto».
L’incarnazione
vera di Dio implica che non c’è passione, non c’è desiderio, non c’è infermità
o qualsiasi altra cosa che appartenga alla nostra umanità (eccetto il peccato)
che non è stata assunta da Cristo. Proprio perché abbiamo questo sommo sacerdote
che è stato toccato dalle nostre infermità, egli è capace di soccorrerci quando
siamo tentati (cf. Eb 4,15; 2,18).
Cristo è
veramente con noi ora. Ce lo dice lui stesso: «Sono con voi, fino alla fine del
mondo» e «laddove due o tre sono radunati nel mio nome, io sono in mezzo a
loro» (Mt 28,20; 18,20). Sebbene sia alla destra del Padre, quindi, Cristo è
con noi. Quel Cristo che è veramente uomo e veramente Dio, simpatizza
(compatisce) con noi ed è presente.
Ma come
sperimentare questa presenza concretamente? Come percepire la sua passione,
compassione e simpatia? Newman ci indica diversi “luoghi” dove sperimentare
Cristo:
- In primo luogo,
bisogna simpatizzare con lui, bisogna dimorare nella sua passione.
- Poi bisogna
vivere non di apparenza, ma una vita nascosta con Cristo in Dio.
- Cristo,
inoltre, si incontra nella Chiesa e nei Sacramenti.
- Per incontrare
Cristo, non bisogna solo contemplare la croce, ma anche portarla.
Per interrogarsi
A differenza delle conoscenze astratte, le "cose" belle si capiscono quando si vivono. E il mistero del Dio incarnato si vive incarnandosi, sempre più. Sì, Dio si è fatto uomo, lanciandoci la sfida: ti farai umano anche tu?
Per pregare
Signore, chiedendo il fervore chiedo te stesso, e
null’altro che te stesso, o mio Dio, che ti sei donato pienamente a noi. Entra
nel mio cuore con la tua sostanza e con la tua persona, e riempilo con il tuo
fervore, riempiendolo di te stesso. Tu solo puoi riempire il cuore dell’uomo; e
tu hai promesso di farlo. Tu sei la fiamma viva, e sempre ardi di amore per
l’uomo; entra in me e accendi la tua fiamma perché io possa ardere di amore.
Robert Cheaib
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