II giorno della novena
Dopo aver riflettuto nel primo giorno della novena sui "peccati nascosti", facciamo un passo avanti, verso una dimensione più positiva, verso il rapporto tra fede e obbedienza.
Seguiamo i tre momenti che ci siamo già proposti nel primo giorno: riflettere, interrogarsi, pregare.
I testi sono tratti dal volume: Scorciatoie verso Dio. Il genio spirituale di John Henry Newman.
Per riflettere
La natura rifiuta
il vuoto. La prontezza non è solo rifiuto passivo del male, dei peccati
nascosti e dell’ipocrisia. Essa è anche ricerca attiva del bene che si traduce
progressivamente nella ricerca del Sommo Bene, del Volto di Dio. Se non è
attiva, la prontezza è fittizia. Newman ci mette in guardia «contro una prontezza
contraffatta che spesso svia gli uomini dal sentiero piano dell’obbedienza».
Nel sermone «Obedience
to God the way to faith in Christ» (L’obbedienza a Dio come via verso la
fede in Cristo), Newman non usa mezzi termini: «L’obbedienza alla coscienza
conduce all’obbedienza al Vangelo, il quale, lungi dall’essere qualcosa di
diverso, è il compimento e il perfezionamento della religione che la coscienza
natura insegna».
Newman passa in
rassegna l’insegnamento biblico sull’importanza dell’obbedienza per il
riconoscimento di Dio. San Paolo esorta i romani: «Non conformatevi a questo
mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter
discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto» (Rm
12,2). Pietro invita ad adornare la propria fede la virtù, la conoscenza, la
temperanza, la pazienza, la pietà, l'amore fraterno e la carità (cf. 2Pt 1,5-7).
San Giovanni insegna che sappiamo di conoscere Dio se osserviamo i suoi
comandamenti (cf. 1Gv 2,3) e il Signore stesso dice che osservando i suoi
comandamenti, mostriamo che amiamo e lui manifesta se stesso a noi (cf. Gv
14,21).
Questi testi e
tanti altri ci mostrano che l’obbedienza conduce alla fede in Cristo anzi, «che
è l’unica via riconosciuta verso Cristo; e che, pertanto, credere in Lui
implica ordinariamente vivere in obbedienza a Dio». Il Signore dice: «Chiunque
ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me» (Gv 6,45).
Per interrogarsi
Si fa presto a trasformare la fede in un hobby dell'anima. Si è credenti per abitudine, per convenienza, per mancanza d'altro. Quanto la mia fede, invece, è una fede di radicamento in Cristo, di rinnovamento del mio sì quotidiano?
Per pregare
O mio Dio, tu hai detto che, se credo in
Te, sono più beato di quanto lo sarei se Ti vedessi. Donami di partecipare a
questa beatitudine. […] Donami di credere come se vedessi; Che io possa averTi
sempre dinanzi a me, come se Tu fosse presente con il Tuo corpo. Concedimi di
vivere sempre in comunione con Te, mio Dio, nascosto eppure vivo.
Robert Cheaib
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