II giorno della novena

Dopo aver riflettuto nel primo giorno della novena sui "peccati nascosti", facciamo un passo avanti, verso una dimensione più positiva, verso il rapporto tra fede e obbedienza.
Seguiamo i tre momenti che ci siamo già proposti nel primo giorno: riflettere, interrogarsi, pregare.

Per riflettere

La natura rifiuta il vuoto. La prontezza non è solo rifiuto passivo del male, dei peccati nascosti e dell’ipocrisia. Essa è anche ricerca attiva del bene che si traduce progressivamente nella ricerca del Sommo Bene, del Volto di Dio. Se non è attiva, la prontezza è fittizia. Newman ci mette in guardia «contro una prontezza contraffatta che spesso svia gli uomini dal sentiero piano dell’obbedienza».

Nel sermone «Obedience to God the way to faith in Christ» (L’obbedienza a Dio come via verso la fede in Cristo), Newman non usa mezzi termini: «L’obbedienza alla coscienza conduce all’obbedienza al Vangelo, il quale, lungi dall’essere qualcosa di diverso, è il compimento e il perfezionamento della religione che la coscienza natura insegna».
Newman passa in rassegna l’insegnamento biblico sull’importanza dell’obbedienza per il riconoscimento di Dio. San Paolo esorta i romani: «Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto» (Rm 12,2). Pietro invita ad adornare la propria fede la virtù, la conoscenza, la temperanza, la pazienza, la pietà, l'amore fraterno e la carità (cf. 2Pt 1,5-7). San Giovanni insegna che sappiamo di conoscere Dio se osserviamo i suoi comandamenti (cf. 1Gv 2,3) e il Signore stesso dice che osservando i suoi comandamenti, mostriamo che amiamo e lui manifesta se stesso a noi (cf. Gv 14,21).
Questi testi e tanti altri ci mostrano che l’obbedienza conduce alla fede in Cristo anzi, «che è l’unica via riconosciuta verso Cristo; e che, pertanto, credere in Lui implica ordinariamente vivere in obbedienza a Dio». Il Signore dice: «Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me» (Gv 6,45).

Per interrogarsi

Si fa presto a trasformare la fede in un hobby dell'anima. Si è credenti per abitudine, per convenienza, per mancanza d'altro. Quanto la mia fede, invece, è una fede di radicamento in Cristo, di rinnovamento del mio sì quotidiano?

Per pregare


O mio Dio, tu hai detto che, se credo in Te, sono più beato di quanto lo sarei se Ti vedessi. Donami di partecipare a questa beatitudine. […] Donami di credere come se vedessi; Che io possa averTi sempre dinanzi a me, come se Tu fosse presente con il Tuo corpo. Concedimi di vivere sempre in comunione con Te, mio Dio, nascosto eppure vivo.





Robert Cheaib
Vuoi seguirci sul tuo smartphone? Puoi ricevere tutti gli articoli sul canale briciole
clicca sull'immagine per maggiori info