Come quasi ogni passo del vangelo, anche nella pericope di oggi, abbiamo diversi livelli di lettura. Il testo ci parla letteralmente di Cristo che non è ben accetto nella sua patria e ci adduce degli esempi tratti dalla storia di Israele per confermare il detto che Gesù cita riferendolo a sé: «Nessun profeta è bene accetto nella sua patria». Trasponendo le sue parole al nostro tempo, ci chiediamo: e io che sono di una patria di tradizione cristiana di Gesù, così familiare con ciò che è tramandato tradizionalmente su di lui, vivo forse qualche assuefazione e abitudine che non mi permette di essere convertito dal vangelo? O sorpreso dalla sua gioia? E, infine, in questi giorni in cui siamo reclusi con quelli della nostra casa, piuttosto che fare le vittime e riconoscerci come profeti incompresi, chiediamoci: riconosco i profeti di casa mia? Forse mettersi in discussione così darà un tocco grazioso alle nostre giornate.
#pregolaParola (Lc 4,24-30)
Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone. C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All'udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.
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