Sbagliamo quando pensiamo che le questioni della vita si risolvono in testa. Pensarci è naturale. È necessario. Pensarci soltanto, ecco il problema! Nella propria testa e tra i piumoni dei propri pensieri si sta comodi, al calduccio. Si sta nella propria comfort zone. Ma la vita inizia quando esci dalla comfort zone. La comfort zone degli interlocutori di Gesù sono i pensieri, le discussioni e le continue richieste di conferme, di segni e di spiegazioni. Il discorso dei giorni scorsi sul buon pastore poteva bastare, ma non a loro. Volevano altre conferme, illudendosi che mancava ancora qualcosina. Certo manca qualcosa, qualcosa di grosso! Ma non è un pezzo di informazione. Manca il mettersi in gioco. Il fare spazio al Vangelo nella propria vita e nelle proprie decisioni. Comunque, per non lasciarli e per non lasciarci senza chiarezza. Ecco una dichiarazione inequivocabile: «Il Padre ed io siamo una cosa sola». Cristo è Dio. Cosa aspettiamo per corrergli dietro?
#pregolaParola (Gv 10,22-30)
Ricorreva allora a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell'incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente». Gesù rispose loro: «Ve l'ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».
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