Settimana del dono e dell’umiltà

Parola del giorno: Ricevere e accogliere il dono

Qual è il mio dono? Cosa ho ricevuto in dote dal Padre? Quale seme è stato piantato dentro di me? Alle volte corriamo così tanto che probabilmente è un interrogativo che nemmeno ci poniamo. E non è raro sentir affermare a qualcuno a cui si pone la domanda “Ma io non ho un dono particolare, o forse non ne ho proprio!”
Ebbene, per ognuno di noi, un regalo personalizzato, un dono che non è e non è stato pensato per essere autoreferenziale, ma per collaborare con il Creatore, manifestazioni differenti dell’Amore di Dio. La mia pazienza, il suo canto, la tua creatività, la loro musica, il vostro silenzio: tutti doni preziosi che dobbiamo imparare a riconoscere come tali e così potranno diventare preghiera vivente.
Elisabetta era una bravissima pianista, la sua mamma comprese presto il suo talento e i meriti non tardarono ad arrivare, ma fece in modo che sua figlia restasse sempre umile. Da alcuni testimoni a lei contemporanei ci giungono notizie delle seguenti affermazioni di Elisabetta, che avevano così tanto impressionato le persone intorno a lei, da restare impresse.

“Quando non posso pregare, mi metto a suonare e lo faccio per il buon Dio.” (Elpa 12)

“Non sono io che ho suonato, ma è stato Lui che ha suonato al mio posto.” (Elpa 13)


DOMANDE PER RIFLETTERE da soli o in coppia

-          Qual è il mio dono?
-          Valorizzo il mio dono?
-      Rispetto e accolgo i doni degli altri? Oppure il più delle volte sono preso da invidia e     gelosia?

Se si è in coppia, ognuno dei due componenti deve dire il o i doni dell’altro. Probabilmente scopriremo dei tratti di noi stessi che non pensiamo essere così importanti. Poi domandiamoci:

-          Siamo custodi del dono dell’altro?
-          Quanto è importante il dono del mio partner nella nostra vita di coppia?
-          Sappiamo valorizzare e riconoscere i doni dei nostri figli?

 PER LE FAMIGLIE: Piantiamo il nostro dono!

Per prima cosa ogni componente della famiglia deve interrogarsi sul proprio dono, su quello che pensa sia il suo dono e gli altri membri possono interagire. Al termine di questo momento di riflessione ognuno dovrà aver, se non compreso, ma almeno iniziato a pensare al suo dono.
Per far comprendere con più facilità e chiarezza l’importanza di prendersi cura del proprio dono, ogni bambino o ogni componente, dovrà piantare un semino e dovrà occuparsi di lui affinchè possa germogliare e crescere. Potete utilizzare un comune bicchiere di plastica o un vaso piccolo, terra o in alternativa del cotone idrofilo e un piccolo seme. Facilmente reperibile, perché tutti ne abbiamo a casa, va benissimo un seme di limone, decorticatelo (togliete la pellicina) e piantatelo. Fate in modo di innaffiarlo e dopo circa 10-12 giorni si inizierà a vedere il primo germoglio. Sul vaso o sul bicchiere un’etichetta che riporti il nome della pianta: Quale? Quella del proprio dono! Questo ci ricorderà che così come faremo con la piantina, dovremo occuparci del nostro dono.

PREGHIERA

Questo momento termina con la preghiera quotidiana.

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Maria Marzolla
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