L’autrice del
volume L’amore basta? Tre domande da farsi prima del matrimonio, da patrono
stabile presso il Tribunale Interdiocesano di Prima Istanza presso il Vicariato
di Roma da oltre quindici anni, non pone la questione dell’amore di coppia con
leggerezza. Non potrebbe farlo, avendo a che fare quotidianamente con la
costatazione di amori che finiscono di amore che non bastano, di giare vuote
troppo presto.
Il volume invita
al realismo e alla prudenza nell’accompagnamento dei fidanzati verso il
matrimonio, facendo leva sull’accompagnamento dell’«amore ferito». Il titolo
posto come domanda è consequenziale con lo stile interrogativo dell’avvocato
Francesca Squarcia che è convinto che il compito dei colloqui dell’avvocato che
assiste i matrimoni sacramentali in crisi è quello di suscitare le domande.
L’autrice spiega
che nella maggior parte dei casi ha avuto dai suoi assistiti moltiriscontri
positivi sul percorso proposto; «non solo per la possibilità che offre loro – e
spesso per la prima volta – di riappropriarsi della genesi della propria
decisione (“Ora comprendo com’è potuto succedere che io sia finito in una
relazione disfunzionale come quella che ho vissuto!”), ma soprattutto in
quanto favorisce in molti casi una maggiore conoscenza di se stessi, per
evitare di ricadere in un’altra esperienza coniugale destinata a finire».
In una «cultura
dell’effimero», e – come già detto – con una chiara coscienza di quanto possa
andare male il progetto di amarsi per sempre – l’autrice si impegna lungo il
testo a dare risposta a questa domanda: «è davvero impossibile operare una
scelta coniugale “per sempre” nel nostro tempo, fortemente condizionato e
inevitabilmente permeato dalla cultura liquida imperante nella nostra società?
E quindi, per rendere concreta l’esortazione del Papa, è ancora possibile “fare
scelte definitive” e “impegnarsi per tutta la vita”?».
Dopo un primo
capitolo che constata come tante scelte matrimoniali sono fatte sull’onda dell’emozione
o in fuga da una vita piuttosto che come dono di vita, l’a. riflette sugli
elementi che rendono più solida una scelta e un’unione nuziale. Il cammino proposto passa per una necessaria
conoscenza di se e dell’altro. L’a. afferma infatti: «Il matrimonio cristiano
è, dunque, un dono reciproco di sé. Perciò, c’è da chiedersi, come posso donare
me stesso se io stesso ignoro chi sono? Come potrei accogliere l’altro nella
mia vita se non so chi è realmente?».
Sulla base di
questo interrogativo essenziale ed esistenziale, vengono fuori le tre domande
fondamentali da farsi prima del matrimonio:
1) Il matrimonio
è una cosa buona per me? (Posso farmi dono all’altro? Sono pronto a vivere
questa scelta di vita o meglio vocazione?);
2) Il matrimonio
è una cosa buona per me con questa persona? (Voglio accogliere questa
determinata persona nella mia vita e condividere con lei la mia esistenza?);
3) Quale progetto di vita coniugale intendiamo realizzare insieme? (Cosa ci
proponiamo di fare insieme?)
È sulla base di
queste tre domande fondamentali che si dipana il resto del libro che non si propone
come teoria sulla sufficienza o meno “dell’amore”, ma come vademecum pratico
per i nubendi e per chi li accompagna e, perché no, per sposi che vorrebbero
continuare a conoscersi.
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