Nella storia biblica si avvicendano racconti di evoluzioni e di regressi
nella fede. Di fronte al Dio pedagogo c’è una umanità variegata e altalenante,
più o meno disponibile a lasciarsi condurre sui sentieri della crescita. Ma non
c’è segmento di questa storia che non possa essere considerato come un tassello
importante nel colorato mosaico dell’amicizia tra il Dio-maestro e il
popolo-discepolo, mentre tutto è tenuto insieme dalla cornice della fedeltà del
Dio biblico, irremovibile nel continuare a educare la sua gente. Con il termine
educazione, dal latino ex, “da”, e ducere, “portare”, si indica quanto
l’educando ha già in sé e che attende di poter emergere. Il libro di Candido Dionisio,
Crescere con Dio. Dinamiche educative nella Bibbia, edito da Città Nuova,
riflette sulle dinamiche bibliche della crescita spirituale attraverso una
riflessione su alcune parole chiave, sette in tutto: l’amicizia, l’accondiscendenza,
la tolleranza, la sincronizzazione, il disturbo, lo spazio e l’antinomia.
La crescita è un fenomeno continuo e progressivo. Come
dice plasticamente F. Rossi De Gasperis: «Tra l’Alfa e l’Omega, tra il
Principio e il Compimento, c’è tutto l’alfabeto della fede. […] Dalla
condizione di neonati e di principianti a quella di adulti e perfetti in
Cristo, la vita secondo lo Spirito conosce tutte le tappe e i tempi della
crescita e dello sviluppo». Per questo, l’a. si rivolge alla Bibbia
rivolgendole questa domanda: «Quali sono i dinamismi che il Dio pedagogo pone
in essere per far crescere il suo popolo nella fede?».
Il primo tratto caratteristico del volume è già la
scelta delle parole per dire l’educazione divina: parole non immediatamente
indovinabili e che invitano a lasciarsi interrogare e condurre dall’a. nella
prospettiva che sceglie.
La prima parola che Dionisio affronta è l’amicizia.
Questa, come ogni parola scelta dall’autore, è accompagnata – già nel titolo – da
una parentesi esplicativa: «ovvero il basso continuo della relazione». La
storia dell’alleanza divina, della pedagogia divina si declina in un’atmosfera
di amicizia. La relazione del Dio biblico con l’umanità è «la storia di
un’amicizia, di una relazione fiduciale, che ha visto da una parte l’impegno
tenace di Dio nel mantenerla viva e dall’altra le fatiche o i tradimenti di
alcune figure umane non certo moralmente irreprensibili» (p. 10). Nonostante i
tradimenti umani, Dio si impegna sempre a ricostruire il legame a tornare «amici come prima», come
intitola l’a. un sotto paragrafo.
Dio mantiene la sua posizione di amico dell’umanità
con indicibile tenacia rimanendo disposto a riprendere i fili del legame che si
spezzano continuamente, disposto a «scrivere a matita» per rinnovare
continuamente il patto fino a giungere alla promessa di rinnovare il cuore del
popolo (in)fedele: «[…] è come se il Dio pedagogo abbia capito di dover
scrivere a matita le regole della berit: messe sì nero su bianco, ma
sempre soggette a essere cancellate e poi riscritte. Non a caso, non basteranno
nemmeno le tavole di pietra scritte di suo pugno. Allora,
di fronte alle nuove infedeltà di Israele, Dio darà vita a un ultimo e
insuperabile capolavoro letterario sul tema dell’amicizia. Al profeta Geremia
rivelerà in questi termini il suo più grande “segreto grafologico”: “Questa
sarà l’alleanza che concluderò con la casa d’Israele […]: porrò la mia legge
dentro di loro, la scriverò sul loro cuore” (Ger 31, 33)» (p. 16).
E così le parole – che abbiamo elencato all’inizio
di questa breve presentazioni – esprimono la condiscendenza di Dio, un Dio
sempre disposto a scendere per sollevare, a essere di maniche larghe per
salvare il salvabile, compromettendo se stesso, diventando «il Vivente ferito».
Dio, per l’amore dell’umanità si compromette, cambia! Scrive l’a.: «Ciò a cui
forse non si fa abbastanza attenzione è il fatto che il Risorto porta ancora e
quindi per sempre i segni della crocifissione. Il Figlio di Dio non era così
prima dell’Incarnazione, della Passione e della morte in croce. Dio è cioè
cambiato, non sarà più quello di prima: adesso porta in sé eternamente la
paradossale antinomia di un corpo risorto con i segni di un’umanità ferita.
Resterà in eterno il Vivente Ferito» (p. 87).
In breve, la passeggiata offerta al lettore in
questo libro che attraversa rapidamente l’AT e il NT focalizza l’attenzione sul
fatto sulla fedeltà di Dio all’amicizia instaurata e restaurata con l’uomo. Per
fare ciò, è disposto a mettere in gioco tutto, soprattutto se stesso,
raggiungendo il discepolo laddove questi si trova, liberando la sua libertà,
educando – tirando fuori dalla sua stoffa umana – l’immagine somiglianza
divina. La Bibbia si attesa come il «grande libro educativo dell’umanità», come
ebbe a dire il cardinal Martini, il quale scrive spiegando il suo intento: « Lo
è anzitutto come libro letterario, perché è un libro che crea un linguaggio
comunicativo, narrativo e poetico di straordinaria efficacia e bellezza. […] è
un grande libro educativo […] come libro sapienziale, che esprime la verità
della sua condizione umana in una forma così efficace, così attraente, così
incisiva che ogni persona umana, di qualunque continente e cultura, può
sentirsi specchiata almeno in qualche parte di essa. […] Ma la Bibbia è per noi
credenti un libro educativo in particolare perché libro dello Spirito Santo,
che muove il cuore al vero e al bene, che descrive le condizioni
dell’autenticità profonda nel cammino umano, che stimola ogni energia positiva
e smaschera le trappole e gli infingimenti che ostacolano il cammino della
santità cristiana».
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