«La fede è fatta
conoscere ai fedeli per mezzo del Simbolo, ed è affidata alla loro memoria, per
quanto la materia lo consenta, in un testo molto breve. In tal modo i
principianti e i lattanti, cioè coloro che sono rinati da poco in Cristo e che
non sono ancora fortificati da una frequentazione assidua e spirituale delle
Sacre Scritture e dalla loro conoscenza, sono posti in condizione di credere,
con l’aiuto di poche formule, ciò che dovrà poi essere loro esposto con ampi
discorsi mano a mano che progrediranno e si disporranno a comprendere la
dottrina divina sulla solida base dell’umiltà e della carità», così scrive sant’Agostino
in La fede e il simbolo (1, 1) sottolineando l’opportunità e l’importanza
di ciò che chiamiamo simbolo della fede, formula sintetica della fede
affidata alla memoria per custodire e serbare la professione di fede comune dei
cristiani.
Il Credo commentato dai Padri è una collezione in cinque volumi di definizioni
dottrinali organizzate intorno alle frasi-chiave del Credo
niceno-costantinopolitano. Le opere di riferimento vanno cronologicamente dal 96ca.
al 750 d.C.
Anche l’estensione
geografica delle opere citate è degna di nota. Infatti, le zone originarie dei testi
scelti si estendono dall’Etiopia alle Alpi e dalla Spagna alla valle dell’Indo.
Gran parte del
Credo si concentra sull’oeconomia storica di Cristo, ma il Credo in sé è
profondamente trinitario. Esso costituisce lo sviluppo della forma germinale
presente in Mt 28, 19-20, la quale contiene contiene una formula battesimale
messa in bocca al Risorto, allorché conclude il suo insegnamento terreno
esortando i discepoli presenti e futuri in questo modo: «Andate dunque e fate
discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello
Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed
ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
In maniera simile
al testo di Agostino con cui abbiamo aperto la riflessione, anche Rufino
considera che il Credo serva come «breve parola» che riassume il complesso
della fede biblica, fornendo un «insegnamento di base ai convertiti», «uno
strumento per individuare» coloro che predicano Cristo secondo la regola
apostolica «costruita con pietre vive e perle fornite dal Signore»
I numerosi
commenti dei Padri al Credo testimoniano l’importanza di questo testo come
punto di riferimento per sintetizzare e per spezzare la fede ai catecumeni e ai
cristiani adulti.
Tornando alla
Collezione in questione, la quale ci viene presentata con un’accurata edizione
dall’Editrice Città Nuova, l’idea sottostante nasce in ambiente americano
protestante, al pari dell’altra importante iniziativa della Ancient
Christian Commentary on Scripture, entrambe edite dalla InterVarsity Press.
L’editrice Città Nuova, che ha voluto e curato l’edizione italiana della
precedente iniziativa con il titolo La Bibbia commentata dai Padri, ha
ritenuto di completare questo importante percorso pubblicando anche l’edizione
italiana dell’Ancient Christian Doctrine con il titolo Il Credo
commentato dai Padri.
Il primo volume
che è già uscito in edizione italiana gira intorno al sintagma: «Noi crediamo
in un solo Dio». I temi svolti sono molteplici, a seconda degli sviluppi scelti
dai vari Padri nei loro contesti. Alcuni elementi nodali sono: la conoscenza di
Dio Padre; il Dio trino e uno rivelato nella creazione, nella provvidenza e
nella storia umana, ecc..
La curatela del
volume è affidata a Chiara Curzel dell’Istituto di Scienze Religiose “Romano
Guardini” di Trento. L’introduzione generale è di Emanuela Prinzivalli.
Approcciando le
prime affermazioni del Credo, ci confrontiamo con tematiche calde sin
dagli albori del cristianesimo: la lotta contro il paganesimo e il politeismo
da un lato e il disprezzo della creazione da un altro lato per mano degli
gnostici e dei manichei, giusto per menzionare due delle varie sfide dinanzi
all’idea pacifica per gran parte dei cristiani di oggi di Dio “Creatore”.
Il volume si
presenta allora come una preziosa risorsa sia per la ricca documentazione paleocristiana
offerta sui vari articoli del Credo sia per permetterci di gustare
contemplativamente il Credo che recitiamo la domenica e/o in altre occasioni.
A tal fine,
chiudo questa presentazione con Un passo di Fulgenzio di Ruspe (A Vittore,
Libro contro il sermone di Fastidioso l’ariano 5, 2).
«Dio non si
allontana mai dalle sue creature È chiaro che Dio è tutto ovunque, ma in nessun
modo può essere contenuto in un luogo. Dio infatti è spirito (Gv 4, 24),
creatore, non creato, fattore immutabile di tutti i corpi e di tutti gli
spiriti, eterno, immenso, giusto e buono. Non si è mai allontanato da tutto ciò
che ha creato, grazie all’immensità della sua natura. Né può accadere che sia
assente da qualcosa che ha avuto da lui il suo essere, grazie alla sua potenza.
Tuttavia è giusto anche dire che con la sua misericordia e giudizio (che la
Chiesa non smette anche di cantare) egli è vicino ai fedeli e lontano dagli
infedeli. Infatti per ciò che riguarda la natura, poiché tutto è creato, sia
ciò che ha un corpo sia ciò che è spirituale, la sola santa Trinità (cioè
l’unico Dio che è Padre e Figlio e Spirito Santo) ha fatto tutto con una sola
volontà, una sola operazione, una sola potenza, una sola benevolenza e una sola
onnipotenza. Così il Padre riempie ogni creatura ma con il suo potere, non con
la sua massa, e tutte le riempie il Figlio e tutte lo Spirito Santo».
Vuoi seguirci sul tuo smartphone? Puoi ricevere tutti gli articoli sul canale briciole
clicca sull'immagine per maggiori info |