La corsa incessante del pensiero cristiano corre anche con le gambe di uomini e donne impegnati nella nobile e faticosa vigna della politica, agricoltori di un vino raro e prezioso prodotto per allietare e vivificare le esistenze del popolo. Indubbiamente il ritratto di La Pira e del suo pensiero, legato alla prassi virtuosa del bene e sviluppo globale della città, pennellato dalla penna di Luca De Santis (Unire le città per unire le nazioni. L’idea e la funzione della città in Giorgio La Pira, Cantagalli, Siena 2020) sacerdote della Diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca, assistente pastorale e docente di Teologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore-Sede di Roma, già docente di Dottrine politiche e sociali presso l’ISSRM “Don Tonino Bello” di Lecce, rende onore ad un pensiero che oggi occorre quanto mai rivalutare e conoscere nella molteplice ricchezza.
Il “sindaco santo” La Pira, politico democristiano, uomo di diritto e di tutela e sviluppo dei diritti, finissimo e intraprendente diplomatico, indimenticato primo cittadino di Firenze e testimone coraggioso di un cristianesimo sociale e democratico attivo nell’attività politica vissuta come servizio alla civitas provato e illustrato in prima persona, rischia di apparire quasi inarrivabile al giorno d’oggi, con la sua particolare sensibilità per le problematiche sociali più periferiche e la sua illuminante e santa testimonianza di vita.
Il ritratto di La Pira tracciato dallo studioso salentino è coraggioso e tagliente, non lesinando alcun aspetto di ciò che il seme del suo esempio ha lasciato, e si dovrebbe riscoprire e far vivificare, nel panorama sociale italiano attuale. Un contesto, quello vissuto dal politico, legato ad anni intensi della storia italiana, che lo videro impegnato su più fronti nella ricostruzione del belpaese.
La Pira era di origini siciliane ma fiorentino in ogni elemento del suo essere, fino al punto di esservi sepolto in uno dei luoghi simbolo del capoluogo toscano, la splendida chiesa di San Marco, legata come La Pira all’ordine domenicano di cui il politico era terziario, oltre che dell’ordine francescano, elemento questo che illumina ancora di più la sua esistenza del profumo di santità, elegantemente tracciata da De Santis nel primo introduttivo capitolo (pp.23-34) a cui segue quello che si ritiene essere il capitolo fondante dell’intero lavoro, il secondo (pp. 35-51), che analizza con dovizia il concetto di città e l’attuazione di esso nella visione di alleanza civica che coraggiosamente cercò di attuare il democristiano. Un amore per il bene comune che affondava nella prassi quotidiana della fede le sue radici. Non a caso uno dei più grandi e coraggiosi santi del novecento, Paolo VI, lo definì: “Uno che ha il carisma di essere sempre giovane e che ha compiuto tanto bene rimanendo fedele sempre alla ricchezza dell’ispirazione cristiana".
Una ricchezza, quella lapiriana, che nel concepire il tessuto urbano come una realtà policentrico vedeva un segno di unità nella comunione sociale tra centro e periferie, laddove «la periferia non è concepita come il bordo o il perimetro del centro abitato, ma la città si svilupperà a forma di stella, dando vita a quartieri satelliti: costruiti intorno alla città madre, i quali saranno a essa ben collegati» (p.85). Concezione questa legata al modello di città che sorgeva dalla sua immaginazione politica e cristiana sulla città di Firenze, illustrata da De Santis nel terzo capitolo (53-91), capitolo strettamente legato al quarto, immediatamente successivo (pp.93- 111) in cui l’autore traccia una lettura critica del pensiero lapiriano, che dimostra essere radicato con ogni fibra nella Dottrina sociale della Chiesa, materia di cui Luca De Santis dimostra ancora una volta di essere un raffinato esperto ed interprete, leggendo l’esempio che il politico del novecento, tacciato di essere utopico nel suo disegno di sviluppo sociale teso a integrare le differenze nel quadro comune di un bene da costruire insieme nella fraternità cristiana.
Quello indicato da De Santis è l’esempio attivo di un cristiano autentico, toccato dalla Grazia e vivace attore del servizio alla società tutta individuando l’architrave fondamentale nel ruolo che la città ha e può vivere nel perseguire gli obiettivi che i cittadini inseguono per un benessere che non riguardi alcuni ma tutti in una sapiente e paziente lettura teologica dei segni dei tempi, nella molteplicità delle forme che esso può avere e custodire per tutti.
Un esempio, quello di Giorgio La Pira, da far
conoscere attraverso questo importante lavoro di De Santis come il modello di
santità politica di cui oggi si avverte fortemente l’esigenza.
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