di Giovanni Francesco Piccinno
E’ possibile oggi parlare, o anche solo
tentare un rinnovamento serio della riflessione sistematica concernente la
Cristologia, ovvero la riflessione ermeneutica circa la verità di Gesù il
Cristo? Ogni anno le librerie sono invase da nuovi libri sulla figura di Gesù,
autentico long-seller dell’editoria
mondiale; non si può assolutamente dire la stessa cosa della qualità effettiva
di questi carichi editoriali. Fortunatamente questi ultimi anni sono stati
forieri di buone prove in tal senso nell’editoria teologica, e presenteremo, in
una visione analitica mirante alla costruzione di un rinnovamento cristologico adulto
e di cui si inizia a percepire qualche segnale importante, alcuni di questi
lavori.
Quello che qui intendiamo presentare è il
breve ma intenso saggio di Emmanuel Durand Gesù contemporaneo (Queriniana, Brescia 2021), che si presenta come una vera fucina
cristologica. Il lettore attento, ma anche il più svagato, resta alquanto
sorpreso dalla struttura del lavoro: nel panorama teologico contemporaneo, e
segnatamente tra quanto riguarda i lavori dedicati alla cristologia in Europa,
il testo del domenicano francese porta uno sguardo rinnovato e indica una
originale prospettiva metodologica: nell’avvicinare la figura di Gesù di
Nazareth, il Cristo, il riferimento all’impianto classico della dogmatica è
affiancato a una elaborazione che unisce felicemente la base filosofica e
l’apporto esperienziale e storico, raggiungendo un risultato di indubbio valore
sia per il lettore specialista sia per un pubblico più ampio e assettato.
Il testo si presenta in sette capitoli che formano
una trama viva e attuale: la disamina storica fa esordire la narrazione e si
lega al contesto attraverso la categoria del «martire» attraverso una rilettura
attualissima, chiudendo poi col terzo
capitolo in cui nel pensiero emergente dalla letteratura paolina emerge il
personale volto cristologico dell’apostolo delle genti, con uno focus rivolto
ai capisaldi della sua teologia.La visuale dogmatica, tematizzata nel quarto
capitolo, presenta le ferite e i bendaggi benefici della discussione dottrinale
intorno alla comprensione di Cristo, che ha il pregio di illustrare il cammino
delle enunciazioni conciliari non venendo meno nel presentare, sebbene per
sommi capi, la vivacità dialettica di tali dibattiti e il loro contesto. I
capitoli quinto e sesto sono, invece la peculiarità dell’autore, trovando due
perni sistematici la compassione e l’empatia, emozioni fondamentali
dell’esperire umano, focalizzando l’attenzione del lettore sulle pagine
bibliche ne evidenziano la significanza cristologica. Il perdono e la
riconciliazione, attraverso autori come Jankelevitch, Derrida e Ricoeur
ricevono spazio e attenzione in quanto
sono presentate categorie centrali per accedere al mistero del Crocifisso e
alla sua comprehensio, cogliendo la
natura gratuita del perdono che la Croce manifesta fenomenologicamente per
l’uomo. Nel capitolo conclusivo l’autore dedica alla risurrezione e alla
corporeità vissuta in tale mistero il suo sguardo, tentando di superare le
difficoltà contemporanee riflettendo tramite gli spunti dati dagli elementi del
sepolcro vuoto e dell’assenza del corpo del Nazareno, evidenziando con questo
prezioso esercizio teologico come oggigiorno una teologia dogmatico-sistematica
debba essere sempre e fecondamente innestata in una sana esegesi
scritturistica. Il testo, agile e non voluminoso, permette al suo lettore
ideale, di assaggiare il discorso cristologico passando, oltre che per la
cristologia classica, attraverso dinamiche fenomenologiche umane che
evidenziano gli elementi “laboratoriali” del saggio; in questo certamente
risiede la sua accezione peculiare: e rende molto bene l’idea che qui si
sostiene con energia che qualunque teologia, e la significanza ecclesiale che
ad essa viene data, dipende dalla qualità dell’attenzione data all’assunto
cristologico che Durand, e non solo, dimostra vivo e contemporaneo,
sistematicamente parlando, oggi più che mai per l’uomo. Una teologia viva ed
ecclesialmente incisiva è tale se il Mistero di Cristo è reso vivo dalla sua
riflessione dogmatica nella sua migliore dinamicità.
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