LA PREGHIERA SECONDO SANTA TERESINA
... e auguri a chi porta il suo nome :)
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Tratto dal libro: Volti della preghiera. Saggio sulle forme di preghiera e sulla lettura spirituale (https://amzn.to/3rt8jaB)
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La preghiera è un grido dell'anima
Un’altra definizione di preghiera viene da Teresa di Lisieux, degna figlia di santa Teresa d’Avila, la quale afferma: «Per me, la preghiera è uno slancio del cuore, è un semplice sguardo lanciato verso il Cielo, è un grido di riconoscenza e di amore nella prova come nella gioia; insomma è qualcosa di grande, di soprannaturale, che mi dilata l'anima e mi unisce a Gesù» .
La preghiera di semplicità
La preghiera di Teresa di Gesù bambino è una preghiera di semplicità e di fiducia. È un senso – anzi, un grido – di riconoscenza che non si lascia determinare dalle circostanze esteriori. È una fiducia radicale che non si lascia alterare dai venti contrari e dal meteo. Nella sua essenza, la preghiera è un evento nuziale – «mi unisce a Gesù» – è un essere con Cristo, dinanzi a lui, uniti a lui.
Una questione seria
Questo non significa che la preghiera è sempre un momento romantico a lume di candela. Teresa vive prolungati momenti di aridità dei sensi, per non evocare la sua terribile notte della fede. Qui Teresa insegna che bisogna perseverare nella preghiera, perché pregare non è ricevere, ma donare e donarsi. La fedeltà nella preghiera – proprio come è il caso nell’amore nuziale – non si fonda sul sentire, ma sul volere. Teresa non disprezza la preghiera vocale in questi momenti.
Bando alla preghiera parolaia
La preghiera vocale non è la preghiera parolaia (che preghiera non è), ma è l’umile recita lenta di preghiere per aiutare l’anima a raccogliersi nel Signore: «A volte – confida Teresa – quando il mio spirito è in un'aridità così grande che mi è impossibile ricavarne un pensiero per unirmi al Buon Dio, recito molto lentamente un “Padre Nostro” e poi il saluto angelico: allora queste preghiere mi rapiscono, nutrono la mia anima ben più che se le recitassi precipitosamente un centinaio di volte».
Preghiera e silenzio
Altre volte, anzi, spesso per lei la preghiera è un silenzio attento, un silenzio che ama. Le parole risultano inadeguate e solo il silenzio sostiene il dialogo: «Spesso solo il silenzio è capace di esprimere la mia preghiera, ma l'ospite divino del tabernacolo capisce tutto, anche il silenzio di un'anima di figlia che è piena di riconoscenza!» .
Il silenzio non è mutismo
Questo silenzio non è mutismo è un silenzio che riverbera l’amore e che è colmo di presenza. In un’altra lettera Teresa spiega che quando è vicina al tabernacolo non sa dire «che una cosa sola a Nostro Signore: “Mio Dio, tu sai che ti amo”». E aggiunge: «Sento che la mia preghiera non stanca Gesù, poiché egli conosce la debolezza della sua povera piccola sposa, Egli si accontenta della sua buona volontà» . Con la semplicità di queste parole Teresa ci indica ciò che conta nella preghiera e la sua finalità. Lo dico con un’espressione molto bella di un autore antico, Filoteo di Batos, il quale spiega che lo scopo della preghiera è «iscrivere luminosamente Gesù nel cuore».
La preghiera richiede pazienza e umiltà
Teresa di Lisieux ci insegna che la preghiera non è un’esperienza trionfale di scintille, emozioni, grandi intuizioni. Può esserlo a volte, e queste consolazioni sensibili e illuminazioni costituiscono un dono da accogliere quando arrivano. Ma tante volte la preghiera è l’amore fedele che non ha altro da offrire che tutto se stesso, nella sua povertà, nelle sue mani vuote. Possiamo chiamarla la preghiera di povertà. La maturazione spirituale passa per la fedeltà all’appuntamento con il Signore anche laddove manca la voglia di starci e la capacità di concentrarsi.
Robert Cheaib
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