Di cristologie storiche
ce ne sono, tante e anche di alta qualità. Volendo riflettere sulla figura di
Cristo, Jürgen Werbich sceglie un’altra strada, una strada che chiama «cristologia
elementare». Successore di Johann Baptist Metz (discepolo di Karl Rahner) alla
Facoltà di Teologia Cattolica della Wilhelms-Universität di Münster (Germania),
l’autore – molto prolifico – è già noto al lettore italiano grazie all’editrice
Queriniana che ne ha tradotto diverse opere. Menzioniamo a titolo
esemplificativo il volume sulla dottrina teologica di Dio, Un Dio coinvolgente, e la sua copiosa teologia fondamentale, Essere responsabili della fede. L’autore ha contributi anche più snelli e
meditativi come Padre nostro. Meditazioni teologiche come
introduzione alla vita cristiana.
Tornando alla
nostra opera, essa s’intitola Dio – Umano. Una cristologia ‘elementare’ e
traduce un volume parso nel 2016 in tedesco con il titolo Gott-menschlich.
Elementare Christologie. L’a. inizia il volume con una riflessione sul
disagio post-secolare di parlare di alcuni aspetti della persona e della dottrina
di Cristo e avverte, citando il racconto dell’anticristo di Soloviëv, che non
bisogna cedere alla tentazione di elaborare il proprio insegnamento con lo
scopo di ottenere l’approvazione generale cercando di piacere a tutti perché è mondanamente
logico (ma non teologico) che «per essere accolto, deve essere gradevole».
Presentare Cristo altrimenti non dovrebbe essere inteso come
presentazione di un altro Cristo. Non si tratta di presentare una nuova
versione di Gesù, bensì di comprenderlo e tradurlo per oggi.
Il tentativo
della cristologia elementare di Werbich intende porre «la cristologia alta
della chiesa come strumento di lettura di quelle testimonianze bibliche che ci
trasmettono la testimonianza divina di Gesù Cristo – utilizzandola come
indicazione per una lettura di quelle stesse testimonianze che risulti
illuminante per l’attuale concezione di noi stessi, del mondo e di Dio».
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Metodologicamente,
l’a. procede cercando di rendere comprensibile la testimonianza di Cristo come autotestimonianza
di un Dio che si intende avvicinarsi all’umanità. Da qui il titolo del testo: è
nella sua umanità e nella sua prossimità che Dio manifesta la sua divinità e la
sua trascendenza.
In altri termini,
quella di Werbick è una cristologia dal basso che guarda ai dogmi come griglia
orientativa e cerca di narrare e di argomentare il mistero di Cristo, sapendo
che il mistero non è inaccessibilità, ma è un’inesauribile accessibilità e
profondità che ha qualcosa da dire per ogni epoca e per ogni persona.
È al lettore di
decidere se il tentativo dell’a. è stato riuscito. Ciò che è certo è che
bisogna salutare il coraggio dell’a. che ha voluto battere le strade della
cristologia in maniera alternativa, seguendo la prospettiva di Dietrich
Bonhoeffer che parla di una cristologia richiamata ai principi della
comprensione, esitando a rifugiarsi nelle formule della cristologia alta e
della soteriologia sacrificale, ma che non abbandona queste ultime con troppa
leggerezza o impazienza, «una cristologia che si avvale sia degli inizi della
riflessione cristologica sia dei primi passi di una comprensione che potrebbe
oggi aiutarci a vivere e a credere con questa cristologia ecclesiale a partire
da essa».
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