La sfida di una
teologia trinitaria contemporanea non è tanto la ricostruzione storica della
formazione del dogma trinitaria quanto la costruzione di un pensiero che si
lascia fecondare dalla prospettiva trinitaria per leggere il presente alla luce
dell’eterno Mistero del Uni-trino. Gisbert Greshake assume questa sfida nella
sua imponente opera Il Dio unitrino. Teologia trinitaria, tradotto dal
tedesco per il pubblico di lingua italiana dall’Editrice Queriniana. L’imponente
saggio, che nonostante gli anni resta di grande attualità, esplora le
concezioni di persona, la Trinità come communio, il rapporto tra Trinità e
creazione, e l’importanza della Trinità come chiave interpretativa del creato e
della fede cristiana in generale. Il volume non ignora nemmeno questioni filosofiche
e sociali che emergono dalla dottrina trinitaria, così come il suo impatto fecondo
della fede trinitaria sull’arte.
La questione
della persona non tarda a porsi come tema trinitario. D’altronde, è proprio la riflessione
sul Dio cristiano che apre storicamente la via a una prima riflessione sulla
persona (vedi Tertulliano). Agostino, pur enfatizzando l’unità di Dio nella
sostanza, ha aperto la strada a una concezione di persona basata sulla
relazione, vedendo le diverse processiones in Dio come relazioni, e non
solo come distinzioni interne alla sostanza divina. Questo approccio ha
influenzato lo sviluppo di una visione di Dio come un «complesso relazionale», secondo
la formula di Greshake, o, secondo la formula più comunemente, come «communio».
La Trinità non è un
mistero incomprensibile, bensì una luce per comprendere il reale, soprattutto
la realtà personale e comunitaria dell’umano. Questo avviene grazie alla
riflessione sulla realtà trinitaria come communio e, quindi, come una
realtà interpersonale di relazioni. Tale visione implica che l’essenza stessa
di Dio è relazione, un dinamismo di donazione reciproca e di accoglienza. Il «noi»
sociale ed ecclesiale ispirato alla realtà trinitaria non si configura allora come
una semplice somma di individui, ma come una realtà che nasce dalla relazione e
dal riconoscimento reciproco. La Trinità ci ricorda che la persona si
costituisce attraverso l’interazione con gli altri, e non esiste in isolamento.
Scrive Greshake: «Per tale motivo la parola che mi appella ad essere-persona è
il luogo originario del divenir-noi (Wir-Werdung), nella misura in cui
questa parola è tesa ad una risposta e l’altro riceve il proprio essere-persona
dal fatto che io lo interpello: la parola propria e quella altrui si incrociano
in tal modo nella reciproca costituzione-del-noi. Il noi non è dunque una
addizione di persone già costituite, e nemmeno un’unità che le supera, nel
senso di un’unità sostanziale o collettiva che le livella, bensì è proprio un’unità
interpersonale, è communio» (p. 169).
Riflettendo sulla
creazione, Greshake la vede un atto in cui l’onnipotenza divina si autolimita,
permettendo l’esistenza di un "qualcosa" con una relativa autonomia.
Questa autolimitazione è interpretata non come una diminuzione della divinità,
ma come un atto di amore e dedizione.
Greshake va oltre
intuendo una struttura trinitaria del creato. Ora, sebbene nel mondo materiale
non emerga esplicitamente una struttura triadica, l’ambito
interpersonale rivela la fondamentale strutturazione trinitaria dell’essere. L’essere
umano è immagine del Dio unitrino non solo per strutture ternarie ma per la sua
realizzazione attraverso la relazione con l’altro. Scrive a questo proposito
Greshake: «Guardando all’uomo si vede infatti che questi non è immagine del Dio
unitrino solo o in quanto nella sua essenza si possono determinare strutture
ternarie e tria-diche, bensì nel fatto che si realizza a partire dall’altro e
in vista di qualcosa d’altro, ovvero che realizza il proprio essere in una
relazione comunionale retificata e proprio in ciò è simile a Dio» (p. 281).
Se dovessimo
tirare da questo ricco testo delle implicazioni esistenziali, sicuramente indichiamo
l’influenza reciproca tra le persone umane che echeggia, pur nell’imperfezione,
la processioni trinitarie. A ben guardare il nostro essere nel mondo e dinanzi
agli altri, non possiamo non notare quanto la persona sia profondamente
influenzata dagli altri, anche a livello inconscio e primordiale. La coscienza
di sé nasce dall’osservazione del proprio essere dal punto di vista dell’altro
e del gruppo sociale. Così, l’influsso degli altri determina lo sviluppo
personale. Tale influsso è condensato così dal teologo della fondamentale Waldenfels:
«Non solo gli altri rimandano a me, bensì già in me scopro anche gli altri». L’alterità
è essenziale per la costituzione della persona. L’io si scopre nel confronto e
nell’interazione con il “tu”, il che implica un superamento del mero
individualismo.
In questa linea,
la creazione si presenta come «Spazio» di Libertà. La creazione è uno spazio in
cui Dio dona autonomia, consentendo la possibilità della libertà e, di
conseguenza, anche del rifiuto della relazione con Dio, che è il peccato.
Attraversando le
pagine di questo testo, si scopre sempre più come la Trinità non sia solo un “dogma”
fissato nella roccia, ma una realtà vivente e vivificante. La Trinità è il
centro e la chiave per comprendere la fede cristiana. La riflessione sul Dio
unitrino spiega la creazione, la storia della salvezza, la persona di Cristo e
la vita della Chiesa. A proposito della Chiesa, Greshake la presenta come immagine
della Trinità, una communio di persone che vivono in relazione reciproca
e con Dio. Questa visione implica un superamento della rigida visione
gerarchica e un’apertura a un modello ecclesiologico più partecipativo.
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