La sessualità è una dimensione che dona gioia e felicità, ma in cui si manifesta anche profonda sofferenza e sopraffazione. Questo volto duplice della sessualità si manifesta anche nelle storie degli uomini e delle donne della Bibbia. L’esegeta Irmtraud Fischer si dedica all’esplorazione delle dimensioni della sessualità nell’Antico Testamento nell’opera La sessualità nell’Antico Testamento. Amore, vizio,piacere sessuale e sofferenza traduzione italiana proposta dalla Queriniana dell'opera originale tedesca Liebe, Laster, Lust und Leiden. Sexualität im Alten Testament.

Fin dalla prefazione, Fischer denuncia la lunga tradizione cristiana di scissione e tabuizzazione della sessualità, evidenziando le devastanti conseguenze di tale approccio, come dimostrano gli orribili casi di abusi all’interno delle chiese. Il volume nasce da un corso di esegesi tenuto presso la Facoltà di Teologia cattolica di Graz nel 2019 e si è arricchito grazie a un convegno sul rapporto tra strutture di potere della chiesa e abusi.

L’obiettivo principale del libro è mostrare la grande ricchezza e importanza del tema della sessualità nell’Antico Testamento in relazione al contesto sociale, demografico, antropologico del suo ambiente, e la loro influenza sul linguaggio metaforico. L'autrice si propone di gettare nuova luce sulla connessione tra sessualità e religione, analizzando dettagli esegetici in relazione a concezioni e costruzioni di genere. Attraverso singoli esempi di ricezione, il libro si propone di illustrare gli sviluppi storici che hanno portato alla tabuizzazione o svalutazione della sessualità, ma anche presentare la varietà di interpretazioni che possono stimolare una nuova e creativa attualizzazione.

La metodologia adottata da Fischer è quella di un’analisi dei testi biblici nel loro contesto storico, ma anche una riflessione su ciò che essi possono comunicare agli uomini e alle donne di oggi. Fischer sottolinea che questa ricerca di risposte alle domande contemporanee non deve essere vista come un’impresa anacronistica, bensì come un compito irrinunciabile nell’uso dei testi canonici, che devono essere portati nel presente per non perdere la loro rilevanza. Prima di addentrarsi nell’analisi dei singoli testi, l’autrice ritiene opportuno ricostruire, per sommi capi, le condizioni sociali, i concetti giuridici e le usanze dei gruppi sociali da cui provengono i testi biblici. Tuttavia, riconosce che l’accesso al mondo della vita delle persone dei tempi biblici è limitato, anche se meritano particolare attenzione i testi che riportano punti di vista non conformi al mainstream, cioè delle persone discriminate.

Oltre a mettere in evidenza i soprusi della sessualità, soprattutto a discapito delle donne, l’autrice dedica ampio spazio all’analisi di relazioni sessuali riuscite (cf. cap. 5), pur riconoscendo che gli ideali biblici non corrispondono necessariamente alle concezioni moderne. Fischer invita a superare il pregiudizio di un passato pudico e rigido, esaminando anche relazioni audaci per il tempo. Vengono inoltre presentati esempi di relazioni complesse come quelle tra Giacobbe e le sue mogli, Mical e Davide.

Tra le tesi che ci sono parse arbitarire e insostenibili, vi è quella della relazione omosessuale tra Rut e Noemi, e tra Gionatan e Davide. Soprattutto nel primo caso, dove il contesto manifesta l’orientamento eterosessuale di Rut sia prima della vedovanza sia nel corteggiamento con Boaz, l’autrice sostiene tutta la sua teoria con un versetto: «Rut era attaccata a lei» (Rt 1,14). … mi pare troppo poco e troppo poco serio.

Il libro esplora, infine, l’immagine di Dio in relazione alla sessualità e al matrimonio, analizzando come la figura di YHWH sia presentata sia come sposo geloso sia come amante premuroso. L’autrice discute l’uso del matrimonio come repertorio di immagini per la teologia dell’alleanza e il ruolo della Sapienza personificata come figura femminile che decostruisce la concezione patriarcale del matrimonio. 

Cito a proposito la bella e ricca pagina analitica dell’autrice in cui descrive un aspetto del rapporto d’amore tra Dio e il suo popolo, il quale appunto «decostruisce la concezione del matrimonio patriarcale, [ed] entra in gioco metaforicamente attraverso la personificazione femminile della Sapienza». 

La Sapienza è «vista in relazione a Dio come co-creatrice preesistente (Pr 8,22-31), co-reggente (Sap 9,4), amata da Dio (8,3) e come presenza reale della divinità tra gli esseri umani (Sir 24,1-22; cf. Gv 1,14). Mediante la personificazione femminile della presenza divina, in seguito è addirittura possibile in Sap 8,2-16 invertire i rapporti di potere delle metafore patriarcali del matrimonio: Salomone può desiderare come sposa donna-Sapienza e ammirarne la bellezza (v. 2), sceglierla come partner (v. 9) e consigliera di governo (v. 10) che gli darà prestigio tra il popolo, nel giudicare e sulla scena internazionale (vv. 10-15). Nell’intimità della sua casa il re può rilassarsi tra le braccia di donna-Sapienza dopo faticose incombenze di governo e provare con lei allegria e gioia (v. 16), che gli conferiscono nuovo vigore per i suoi compiti – tutti doni che il piacere dell’amore è in grado dare. Non sorprende quindi quando in Sir 24,12-19 donna-Sapienza viene descritta con le metafore del Cantico dei Cantici e viene presentata con ogni tipo di splendide piante e alberi, che con i loro frutti e le loro spezie invitano al piacere con tutti i sensi. Come in un rapporto sessuale riuscito, il piacere procura una profonda soddisfazione, ma l’esperienza, che incanta tutti i sensi e si scolpisce profondamente nella memoria, esige ancora di più e accresce il desiderio (vv. 20s.; cf. Ct 8,7)».

In conclusione, La sessualità nell’Antico Testamento di Irmtraud Fischer si configura come un lavoro esegetico coraggioso, ma anche temerario; ricco di idee, ma a volte anche ideologico. È una lettura critica dei testi antichi, ma a cui non bisogna risparmiare il proprio senso critico, perché l'autrice sembra voler far dire a dei testi antichi delle idee e delle ideologie contemporanee con un anacronismo che non regge e non convince.




Robert Cheaib
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