«Se vai in capo al mondo, trovi delle tracce di Dio; se vai al fondo di te stesso, trovi Dio in persona», queste parole di Madeleine Delbrêl potrebbero essere il riassunto dell’intento del saggio di Luigi Borriello, carmelitano scalzo, nel suo saggio È il Dio vivente. La vita mistica, pubblicato nella collana L’Abside dell’Editrice San Paolo.

In dieci capitoli, l’autore cerca di descrivere i tratti essenziali della persona nel suo rapporto con la presenza e l’azione divinizzante di Dio nella sua costituzione, essendo creata a immagine e somiglianza di Dio e della sua vocazione, essendo chiamata alla piena comunione con lui. «Si tratta – come specifica bene Nunzio Galantino che ha curato la Prefazione – di una somiglianza che porta l’impronta del l’immagine trinitaria nella persona umana e di una comunione che ha un principio trinitario e giunge a un felice sbocco nella comunione con Dio Trinità d’amore».

L’autore spiega che la scelta dell’espressione “Dio vivente” è un modo per riconoscere l’opera della Trinità e il suo operare nella vita del mondo: la creazione, la vita negli uomini, l’Incarnazione, la salvezza, la vita eterna. Dio non è un concetto, ma è vita. Il rapporto con lui è datore di vita. Il percorso costellato da citazioni bibliche, magisteriali e teologiche procede per tappe andando dalla creazione alla divinizzazione o, più precisamente «alla vita mistica con al centro il Dio vivente nel cuore della creazione, quindi di ogni essere umano».

Lungo le pagine del suo lavoro, Borriello cerca di manifestare come il problema del l’uomo è direttamente intrecciato con il problema di Dio. Usando un’analogia suggerita dalla biologia, l’autore è convinto con Benedetto XVI che «l’essere umano porta nel proprio “genoma” la traccia profonda della Trinità, di Dio-Amore». Per lui, «la prova più forte che siamo fatti a immagine della Trinità è questa: solo l’amore ci rende felici, perché viviamo in relazione, e viviamo per amare e per essere amati». In parole simili parlava già Edith Stein in un articolo ove presentava la vita di Teresa di Gesù: «Dio è amore, e l’amore è bontà che dona sé stessa al l’altro; una pienezza d’essere che non resta chiusa in sé stessa, che vuole comunicarsi ad altri esseri, che vuole far loro dono di sé stessa e così renderli felici. La creazione intera deve la sua esistenza a questo amore divino che fa dono di sé stesso. E le creature più perfette sono gli esseri spirituali, capaci di capire e di accogliere l’amore di Dio e di ricambiarglielo: gli angeli e le anime degli uomini».


È il Dio vivente

È il Dio vivente

Luigi Borriello

Borriello conclude che similmente l’uomo, creato a immagine e somiglianza del Dio trinitario, «nell’apertura e nella mutua comunicazione dell’amore intradivino fondante il suo essere ed esistere ripete nel tempo e nella storia l’amore eterno di Dio Trinità».

Lo sguardo posato sull’essere umano tramite la lente trinitaria, ci mostra che, già dalle prime pagine di Genesi, «l’uomo non è una monade chiusa in sé stessa, ma è per eccellenza un “io ad extra”, una realtà aperta. Solo così egli raggiunge la sua piena dignità, divenendo l’“immagine di Dio”. Questa relazione è costituita dai due volti diversi e complementari del l’uomo e della donna che s’incontrano».

Questa vita e vitalità innestata da Dio nel cuore dell’uomo chiama l’umanità alla vita mistica, inizialmente con la mistica incoativa dispersa in tutte le religioni e, nella pienezza dei tempi, a una mistica dal sapore cristologico, come ha ben compreso san Paolo. La vita mistica, di per sé, fa prendere coscienza del Mistero del l’assoluto di Dio, nel quale «viviamo, ci muoviamo ed esistiamo» (At 17,28). Tale Presenza misteriosa trova il suo volto e i suoi contorni nella comunione pneumatica con Cristo, «quell’essere-Cristo-in-noi, equivalente al l’essere-noi-in-Cristo, cioè all’essere nello Spirito e nell’agape, a vivere nella sfera di vita pneumatica della Chiesa per manifestare agli altri il plérôma, Cristo, mediatore ineludibile tra l’inaccessibile Essere divino e l’essere umano».



Robert Cheaib
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